“L’autunno non è una stagione, ma uno stato d’animo.”

Nietzsche

Tempo fa una mia amica mi ha fatto uno dei complimenti più belli, mi ha detto che io ero il suo autunno. Mi ha detto che con i miei racconti, le mie torte e il mio sguardo nei confronti della natura, le avevo insegnato ad amare l’autunno.

Lo scorso autunno dunque ho pensato di trasformare questa mia capacità di far innamorare qualcuno dell’autunno, in una newsletter, con la speranza di far innamorare altre persone di questa stagione.

Eccomi che quest’anno, prima di iniziare una nuova newsletter dedicata a tutte le stagioni, ho deciso di trasformare in un articolo le 8 newsletter mandate nel 2020, in modo tale che chiunque possa lasciarsi trascinare dai miei vaneggi autunnali per imparare ad amare questa stagione o almeno, a non odiarla.

Sarà un po’ come quando organizzavo mostre tematiche invitando tanti artisti diversi, solo che lo farò nello spazio di un blog e coinvolgendo esperti di libri e di cucina per coinvolgere tutti i vostri sensi.

Avevo scelto 8 temi autunnali raccontati e approfonditi in 8 mail, banali e scontati? forse ma ho scelto loro perché spesso vengono dati per scontati, come il foliage, oppure sono proprio la causa dell’odio nei confronti dell’autunno, come la nebbia.

i temi affrontati sono:

  • Il foliage, ovviamente: cioè l’estetica di questa stagione (mi farò aiutare da Thureau che per una volta tanto si dedica alla mera funzione estetica della natura);
  • Il raccolto dell’autunno;
  • La vera stagione dell’amore;
  • Quanti profumi ci sono in autunno;
  • Una passeggiata in un bosco autunnale;
  • Il calore di casa;
  • Il fascino della nebbia;
  • Dove finisce l’autunno e inizia… la quinta stagione.

Bene, incominciamo? Mettetevi comod* accendete qualche candela, rilassatevi.

Buona lettura

Il foliage autunnale: un’opera d’arte in continua evoluzione!

“La Natura ogni anno mette a disposizione un raccolto immenso che non si riduce affatto a quello che mangiamo. C’è «un’altra sagra dei frutti, e su scala infinitamente più grande» che nutre in modo specifico il nostro gusto per il bello.”

Thoreau, Henry D. Colori d’autunno
Foliage all'oasi zegna

Le vedete?

Bisogna prestare attenzione, alzare lo sguardo un po’ più del solito, e fermarsi.

Le foglie sono ancora verdi, ma i verdi sono diversi da qualche settimana fa, iniziano a virare e cambiare tonalità. E’ come se, piano piano, finito il lavoro estivo richiesto dalla natura, ora gli alberi possano finalmente esprimere la loro vera essenza ed il loro vero colore.

Che buffa scelta quella di portare la vostra attenzione alle foglie prima ancora che inizino a mettere in mostra le loro fulgide livree. 

Vi assicuro che la scelta di iniziare a parlare del foliage autunnale prima ancora che esso sia arrivato al massimo del suo splendore, è dovuta al fatto che non voglio che vi distraiate. E’ come se di uno spettacolo di fuochi d’artificio guardaste solo il gran finale bellissimo e caotico, senza godervi lo stupore della singola esplosione di luce. Prendetelo come un tocco sulla spalla di una persona che vi vuole avvisare di alzare lo sguardo per prestare attenzione a non inciampare nella monotonia.

Tutto ciò ha un che di meditativo, yogico… forse tra tutte l’autunno è la stagione che più ci vuole far tornare con i piedi per terra per sentire tutto ciò che stiamo vivendo, è la stagione più carica di mindfulness.

“Un singolo albero può trasformarsi nel trionfo in grado di fregiare di definitiva bellezza una valle verdeggiante, rendendo al contempo più vivace l’espressione della foresta circostante.”

Thoreau, Henry D.. Colori d’autunno 

Il freddo è arrivato , le piogge autunnali tanto odiate anche. Quindi questo verdeggiare in bilico tra le due stagioni durerà ancora poco. Sarà un’unica esplosione di colori o i cambiamenti saranno graduali? Ogni città paese, parco o viale alberato potrebbe dare una risposta diversa. 

Il viale alberato di casa vostra fatto di olmi potrebbe essere ancora verde, ma girato l’angolo un singolo acero accenderà di rosso e d’autunno uno slargo. 

Sarete in grado di vederne le differenze? Non c’è bisogno di partire per i monti e le campagne per godere di questo spettacolo. Provate a vagare per i vostri luoghi con il naso all’insù. Ogni giorno vi potrete immergere in uno spettacolo diverso.

” Moltissime fra le persone che hanno vissuto la propria vita in città e non sono mai riuscite a recarsi in campagna in questa stagione, non l’hanno mai vista come ciò che è:  il fiore, o piuttosto il frutto maturo dell’anno.”

Thoreau, Henry D.. Colori d’autunno

e dunque? beh potrei andare avanti le ore a raccontarvi il cambiamento del colore delle foglie di ogni singolo albero, ma questo “erbario puramente descrittivo” lo ha già fatto Thoreau in Colori D’autunno, quindi se vorrete continuare a leggere vaneggiamenti sui colori autunnali li potrete trovare in questo libro. 

Ora è giunto il momento di lasciare spazio ad uno dei sapori più autunnali che c’è, un profumo che si fa strada tra i boschi già da agosto, quando gli alberi sono ancora verdi e lussureggianti. 

Un profumo che ha il potere di accompagnarci in questa stagione con l’acquolina in bocca: i funghi, in questa ricetta associati alla dolcezza delle patate americane.

Trovate la ricetta sul blog di Francesca: The Blue Bird kitchen a questo link

Il fiore dedicato al foliage autunnale: L’amaranto
Illustrazione del fiore dell'amaranto

Lo sfarzo cromatico dell’autunno viene introdotto da Thureau proprio partendo dal fiore dell’amaranto, uno dei primi a tingere di porpora le colline delle sue passeggiate:

Ci diletta scorgere alcunché di rosso in mezzo alla vegetazione della nostra zona temperata. È il colore dei colori, e la pianta che se ne tinge parla al sangue che ci scorre in corpo. Ma perché si riveli nel suo pieno fulgore è meglio se splende il sole, e dev’essere perciò apprezzata proprio in questa stagione dell’anno.

Thoreau, Henry D.. Colori d’autunno 

Il suo nome deriva dal termine greco amàrantos che vuol dire “che non appassisce”, tale nome è dovuto alla durata delle inflorescenza che si protraggono dal mese di luglio sino al mese di ottobre, proprio per questo il significato che storicamente è stato attribuito a questo fiore è l’immortalità.

La stagione del raccolto

“Di tutte le stagioni l’autunno è quella che offre di più all’uomo e chiede di meno”

Hal Borland
fiori di Osmanthus

Lo impariamo alle elementari, lo notiamo quando a lezione d’inglese scopriamo che autunno si può tradurre anche con Harvest: raccolto.

L’autunno è una stagione colma di regali, carichi del calore e del sapore del sole. Avete mai pensato che la dolcezza di quel che viene raccolto e mangiato in autunno è frutto del calore dell’estate?

E’ come se la natura ci stesse regalando il calore estivo sotto forma di cibo.

Questa è una cosa da ricordare a chi tanto odia l’autunno perché è piovoso, ma che non si rende conto che può trovare tutto il sole di cui ha bisogno in una zucca, un grappolo d’uva… o un buon bicchiere di vino. 

In autunno si raccoglie e si cucina, ci si gode il colore della stagione e il sole ancora caldo. 

Si preparano scorte di conserve di sole al sapore di pomodoro, e ci si gode quel che si raccoglie, lontani dall’ansia della prova costume.

” Era uno splendido autunno.

Le more erano ormai mature, e le noci erano al punto giusto;

i topolini di Boscodirovo avevano un gran daffare.

Ogni mattina uscivano nei prati per raccogliere semi, bacche, radici

che trascinavano poi fino all’Emporio Tronchetti.

Erano le provviste per l’inverno.

Faceva caldo dentro l’emporio e si sentiva

un buon profumo di marmellata di more e di pane lasciato lievitare.”

Storia d’autunno  – Boscodirovo

Ora vi racconto una storia,

Sicuramente la conoscete già,  ma non so perché io la ricordo in modo diverso da come la ricordano gli altri. La ricordo come una storia di quando ero piccola, quindi ci deve essere qualche libro per bambini che la racconta così.

Ad ogni modo vi sto per regalare un nuovo punto di vista sulla storia della cicala e della formica.

Vi ricordate che la formichina raccoglieva tutto come una pazza e faceva scorte di cibo per sopravvivere all’inverno, mentre la cicalina monellina se ne stava tutto il giorno a prendere il sole, a suonare la chitarra e a gracidare in campagna con la rana in Spagna?

Insomma la formica lavorava e metteva da parte e non si godeva la vita, la cicala non faceva niente se non godersi la vita.

Nella storia che leggevo io però quando la formichina incontrava la cicala, la sgridava e le diceva di mettere da parte le scorte per l’inverno e la cicala prendendo il sole rispondeva che lei stava facendo scorta di raggi di sole, di bellezza e di esperienze da usare in inverno quando più ne avrebbe avuto bisogno.

Giunto l’inverno, il freddo ed il gelo, la formichina si riparò nel suo cantuccio con tutte le sue provviste e la cicala rimase fuori al gelo. Quando la cicala bussò per chiedere aiuto alla formichina, questa decise di accoglierla, perchè un inverno da sola, anche se pieno di cibo, sarebbe stato lungo e noioso.

La formichina dunque condivise il suo cibo e la cicala condivise con la sua amica formichina il sole, il calore, musica e i suoi racconti.

A me è sempre piaciuta questa storia (prima di scoprire qualche anno fa come si svolsero realmente i fatti) perché qui si parlava solo di un raccolto che andava al di là del cibo, un raccolto che parlava di calore, bellezza e amicizia. Raccontava la via di mezzo tra il godersi la vita ed il lavorare senza pensare ad altro.

Ecco allora quando d’ora in poi penseremo all’autunno come la stagione del raccolto, pensiamo ad un raccolto in senso più ampio. Anziché andare a comprare le castagne al supermercato, andiamo a raccoglierle nei boschi.

Quando compreremo il sacchetto di mele, magari pensiamo alla torta che cucineremo e con chi la mangeremo, la ricetta è sempre di Francesca e la trovate a questo link

Insomma costruiamo ricordi attorno a questo raccolto infinito che è la vita che abbiamo scelto.

Ogni ricordo di pace che creiamo, avrà il potere di scaldarci nei momenti più bui.

Il fiore dedicato al raccolto autunnale: Bacche di rosa canina
Illustrazione floreale di bacche di rosa canina

Non è propriamente un fiore ma i frutti di un fiore che in estate profuma l’aria e che in autunno colora i muri: le bacche di  Rosa canina, rosa selvatica che cresce nei boschi spontaneamente. Fin dall’antichità le popolazioni le hanno sempre attribuito un doppio valore. Sono infatti state sempre considerati i suoi fiori per la loro bellezza e per il profumo dei boccioli delle sue rose, ma al contempo la pianta stessa veniva vista con un certo timore per via del suo tronco e dei suoi rami pieni di spine molto appuntite e piccole. Una simbologia di bellezza e dolore.

Per il significato delle bacche della rosa canina, ci rifacciamo alla tradizione francese. Eglantine è la traduzione di questo fiore in francese e al contempo il nome di un’opera di Jean Giraudoux del 1927, dove Eglantine è un mezzo di espressione che non scrive, legge o parla, ma è lei stessa il messaggio, Eglantine è la poesia.

La stagione dell’amore

“Quando i boschi di ottobre diventano tetri e cupi,

al freddo si aggiunge un rumore che intensifica

il desiderio di rifugiarsi in casa davanti al caminetto acceso.

E’ un suono cupo, pauroso,

ricorda il ruggito di un leone nascosto nel carrozzone di un circo.

E’ il bramito del cervo in amore.”

Caterina Gromis di Trana

Per scoprire la stagione dell’amore, vi porto a spasso tra i monti trentini alla ricerca del bramito del cervo. Una passeggiata in una montagna silenziosa, vuota e completamente diversa da quella che sono abituata a vivere.

Una montagna che fa venire voglia di dormire e perdersi tra i boschi. Una montagna inedita e inaspettata.

“Non odi cupi bràmiti interrotti

di là del Serchio? Il cervo d’unghia nera

si sépara dal branco delle femmine

e si rinselva. Dormirà fra breve

nel letto verde, entro la macchia folta,

soffiando dalle crespe froge il fiato

violento che di mentastro odora.”

Gabriele D’Annunzio

I bramiti, i suoni che annunciano l’inizio della stagione d’amore dei cervi, i suoni che annunciano l’inizio dell’autunno.

I maschi adulti dopo un’estate passata in branchi più piccoli e totalmente maschili, lontani dalle cerbiatte e dai giovani della loro specie, si riavvicinano inondano i boschi di questi suoni cupi per mostrarsi in tutta la loro potenza alle femmine e per sfidare i loro rivali in fatto di “amore”. 

“Le corna del cervo sono il ricordo di quando in una vita passata era un albero.”

Fabrizio Caramagna

Mai avremmo pensato di imbatterci in così tante “bestie”, e onestamente all’inizio della passeggiata quando il sole era ancora tiepido, eravamo sicuri che non avremmo visto altro che stambecchi.

Ma quando il sole ha iniziato a tramontare i cervi adulti con il loro harem di cerbiatte hanno iniziato a popolare le cime sulle quali passeggiavamo.

Ci hanno sentito a km di distanza e ci hanno tenuto d’occhio tutto il tempo ma hanno lasciato che li osservassimo e li fotografassimo, complice forse l’odore di neve che sentivano nell’aria e che li ha spinti fuori dalle foreste prima del solito, per rifocillarsi di bacche e erbe prima dell’arrivo della tormenta di neve. 

 E’ stata un’esperienza strana starsene acquattati dietro i sassi per non disturbare troppo la vita selvaggia che si muoveva quasi indisturbata davanti ai nostri cannocchiali, una vita naturale e così selvaggia che fino ad allora ero riuscita solo a leggere nei libri.

Un libro in particolare, letto da ragazzina, e rimasto nella mia memoria fino ad ora, ha avuto il potere di rapirmi completamente per farmi vivere con la fantasia in una foresta: Il portatore di fuoco di David Clemente Davies.

Ormai la stagione degli amori dei cervi è finita, le cerbiatte e i cervi si sono separati per l’inverno; le cerbiatte proveranno a stare al sicuro fino alla nascita dei piccoli, i cervi adulti si renderanno di nuovo invisibili nella boscaglia per rimanere lontani da tutto e da tutti.

Se ne riparlerà il prossimo inizio  d’autunno.

La ricetta di Francesca dedicata a questa stagione dell’amore è fatta di melograno e pere, la trovate qui.

Il fiore scelto per sottolineare questo tema: l’astrantia

l’ho scelto pensando alla forza che i cervi dimostrano in questo periodo dell’anno: l’astrantia è una pianta rustica perenne e facile da coltivare sia in pieno sole  che all’ombra come gruppi isolati o bordure miste in tutti i tipi di giardini compresi quelli rocciosi.

Tutte le specie di sono diffuse allo stato spontaneo in Asia occidentale, soprattutto nell’area del Caucaso, in Europa e in quasi tutte le regioni d’Italia dalla fascia collinare fino a quella montana.

Gli antichi la consideravano una pianta medicinale da utilizzare contro coliche, paralisi ed in generale contro tutti i possibili sintomi di avvelenamento.

Attualmente, per la bellezza rustica dei suoi fiori e per la capacità di sopportare temperature molto rigide ha preso il significato di forza e coraggio.

I profumi di una stagione

“Che fragranza medicata, acuta ma ricca,

si effonde dal fogliame in decomposizione!

La pioggia che cade sulle erbe e sulle fronde or ora appassite,

e che colma le buche e i fossati in cui i detriti vegetali

sono andati via via accumulandosi, tutti assai netti e rinsecchiti,

li convertirà ben presto in tè…

Ma, per ora, prima che cedano del tutto la propria energia all’infuso,

queste foglie, essiccate entro i gran barattoli di rame della Natura,

esibiscono ancora tinte così pure e delicate che potrebbero, pur da sole,

farsi la fama dei tè dell’Oriente.”

Thoreau, Henry D.. Colori d’autunno

Ci sono due profumi che hanno il potere di farmi riaffiorare le sensazioni che provavo nei miei autunni di bambina: quello del caminetto che nell’aria delle serate autunnali ha il potere di riportarmi in montagna nella baita dove andavo con la mia famiglia, e quello delle castagne che abbrustoliscono, scaldando le mani e riempiendo i capelli di quell’odore affumicato, autunnale e caldo che mi fa sentire coccolata e al sicuro.

Crescendo, ai miei ricordi si sono aggiunti altri profumi che mi fanno sentire l’autunno fino in fondo allo stomaco dove si nascondo le emozioni più potenti e trovo sempre bellissimo essere sorpresa da loro.

“Desiderio. Istinto. Emozioni.

L’odorato è il senso dell’immaginazione.

Che il profumo sia arte o natura,

suscita in noi pure evocazioni, difficili da descrivere,

impossibili da dimenticare.

Quando il suo effluvio riaffiora,

ci inebria in maniera improvvisa,

non si può fermare”

“La grammatica dei profumi” Giorgia Martone

L’autunno mi piace proprio per questo suo potere di strabiliarti con un profumo inaspettato; avete mai notato che con il raffrescarsi delle serate i profumi arrivano al nostro naso quasi più puri, freschi ed è come si ci avvolgessero con un manto caldo? L’altro giorno era sera e stavo tornando a casa a piedi, l’aria era fresca e d’un tratto il profumo più arancione che si può sentire in autunno mi colpisce: era il profumo dell’Osmanto.

In pochi lo hanno presente, ma in realtà è un cespuglio che si trova fuori casa mia da anni e che solo da quando lavoro accanto ad un fiorista sono riuscita a dargli un nome.

Un arbusto che passa inosservato per tutto l’anno fino a quando in autunno con i suoi fiorellini arancioni inonda l’aria con un profumo di albicocca e miele che ti fa venire voglia di berlo tutto in un sorso, ha senso?

Parlare di profumi in questo momento in cui i nostri nasi sono bardati sembra assurdo, ma vorrei aiutarvi a godere di quei momenti in cui il naso è libero di annusare l’aria serale, magari fuori da una finestra o in cortile la sera.

Non è vero che c’è solo puzza di macchine, anche in città ogni tanto la sera si sente arrivare dalle cime innevate il profumo di neve fresca e pungente, oppure l’odore di caminetto che inaspettatamente riesce a trascinarti a 300 km di distanza arrotolato in una coperta davanti al camino.

Allora cerchiamo questi momenti, annusiamoli a pieni polmoni, non perdiamoceli, viviamoli a fondo!

La ricetta per scaldare i vostri nasi freddi dove che avete annusato l’aria della sera è una bella vellutata di castagne, la trovate qui

Il fiore scelto per questo tema: La protea

non è un fiore che profuma ma vuole essere una dedica a voi che siete arrivati a leggere fino a qui e avete intenzione di andare avanti: la protea il cui significato è Originalità, diversità e coraggio. 

Il suo nome, derivato da quello di Proteo, dio greco dalle innumerevoli metamorfosi, le è stato attribuito proprio perché, da quando sboccia a quando fiorisce, cambia completamente fisionomia. Per questo motivo i grandi eventi che portano cambiamenti, si prestano moltissimo ad essere decorati con la protea.

Vi auguro con tutto il cuore il coraggio e la forza di affrontare i cambiamenti e le diversità con la bellezza e l’eleganza della protea.

Vagabondaggio autunnale

“Ignorando

il nome delle piante,

rimanevo in piedi

avvolto dal loro dolce aroma”

Matsuo Basho

Sarebbe bello poter leggere queso articolo sFOGLIAndo le pagine, accompagnat* dal  fruscio dei fogli di carta per  leggere questa parte dedicata alle passeggiate nel bosco.

Se così fosse avrei esaudito un mio desiderio: quello di essere su carta anziché  in uno schermo retroilluminato… forse un giorno per ora vi faccio compagnia qui.

Scrivere di passeggiate nei boschi stando seduta ad una scrivania non è semplice, ma da anima sognatrice, tutto quello che vi racconto è frutto di ricordi delle mie passeggiate, ricordi che sono sempre molto vivi e che risorgono dalla bocca dello stomaco ogni volta che vedo un albero dipinto dall’autunno.

Allora per aiutarmi a portarvi con me in questa passeggiata tra i boschi nella mia mente provo ad immaginarmi a passeggio in quei boschi della mia infanzia, eccomi sento già più rilassata.

Vedere la luce del sole autunnale che filtrata dalle foglie e sbarluccica inondando d’oro tutto ciò che mi circonda, mi fa tornare a quando bambina.

“Camminando, nei giorni autunnali,

può accadere di ricordarsi di tempi che sembravano obliati e i passi,

se dosati al ritmo di rievocare,

non potranno che accentuarne il ritorno”

“Foliage” Duccio Demetrio

Per il week end di Ognissanti, con il mio papà ce ne andavamo a spasso in valle Vigezzo, la valle dei pittori. Una delle mie passeggiate preferite era il sentiero verso il  “curtin” o Alpe Cortino.

Un sentiero che partiva proprio in mezzo al bosco, le mie gambette di ragazzina zampettavano tra le foglie secche il gigante buono dietro di me, mi seguiva con passo lento e sicuro. Lo scricchiolio delle foglie sotto i piedi, la mente che volava alle streghe ogni volta che nel bosco il sentiero si allargava diventando uno dei famosi pian delle streghe della valle. 

Non riesco a togliermi dalla testa quel cielo di foglie mosse dall’aria e illuminate dal sole; capisco perché  i giapponesi hanno un termine dedicato proprio solo a questo: l’interazione della luce e delle foglie quando il sole filtra tra gli alberi, perché è un qualcosa che riempie gli occhi e la testa facendo dimenticare per un attimo il turbinio di pensieri che giornalmente ci intasa la testa. (ah si si dice komorebi, che fun fact, è anche il nome del collirio che riesce a calmarmi gli occhi quando si arrossano per la troppa aria).

“A chi ami camminare, in un entusiasmante gioia di libertà,

è dato muovere verso l’autunno con un’energia e una pulsione di vita

che si sente crescere in tutto il corpo, non solo nelle articolazioni “

“Foliage” Duccio Demetrio

Prima di mettervi in cammino è molto importante comprendere l”attitudine per poter godere a pieno dei boschi autunnali. Duccio Demetrio (vedi sotto), ci da un consiglio preziosissimo, cioè quello di leggere una poesia autunnale, qualcosa che vi faccia entrare in un modo quasi meditativo, che vi faccia venire voglia di lasciare il cellulare e sostituirlo con un taccuino…

… e poi pronti a partire, acquistate un’andatura distratta e sognante nella quale troverete il piacere di fermarvi alla ricerca di una qualche strega nascosta tra i rami o semplicemente per chiudere gli occhi e assorbire consapevolmente tutto ciò che vi circonda.

Duccio Dementrio nel suo bellissimo librino “Foliage, vagabondare in autunno” (librino che tutti gli amanti dell’autunno dovrebbero avere e quindi ve lo linko qui)  affronta il tema del vagabondaggio autunnale e in particolar modo nei boschi.

Prima di lui però i giapponesi hanno addirittura un termine dedicato alla pratica del passeggiare nella foresta senza fretta: SHINRIN-YOKU

L’ideogramma è formato da 3 caratteri:

la foresta (3 alberi)

il bosco (2 alberi)

e il bagno (acqua corrente accanto ad una valle)

non è bellissimo?

… e allora niente, non posso far altro che augurarvi un felice vagabondaggio nei boschi autunnali, se non di fatto, almeno con la mente o con il librino “Foliage, vagabondare in autunno”.

Rientrati alla passeggiata  non c’è niente di meglio di un bel piatto di lasagne alla zucca, la ricetta di francesca la trovate qui.

Il fiore dedicata a questa passeggiata autunnale è l’erica.

il suo significato è la solitudine: se ne sta lassù in montagna dove cresce poco altro e vive del silenzio dei monti.

Mi piace interpretare questa solitudine con positività: non quella solitudine che ti fa stare male, ma la solitudine silenziosa che ha il potere di rigenerarti, quella che quando sei a passeggio in un bosco ti permette di sentire le foglie che cadono e che ti fa apprezzare la compagnia quando “torni a casa”.

Il comfort di casa

Questa è la vera natura della casa:

il luogo della pace; il rifugio non soltanto dal torto,

ma anche da ogni paura, dubbio o discordia

John Ruskin
l'autunno in casa

Il racconto del potere di una casa confortevole lo lascio a Caterina Pila Palumbo, architetta d’interni che ad inizio autunno aveva scritto una newsletter proprio sul tema della casa autunnale.

L’autunno è una questione di sensazioni, e purtroppo la pioggia, a molti, crea delle sensazioni di disagio e malinconia, credo però che basti poco per trasformare la malinconia in relax: la luce giusta, i colori più avvolgenti ed il libro più adatto e sarete pronti per passare un bel pomeriggio di pioggia.

Ecco qualche consiglio:

COLORI

I colori dell’autunno sono quelli del foliage, del sottobosco e delle spezie: colori caldi ma anche profondi e terrosi: petrolio, testa di moro, terracotta, vinaccia, senape e verde bosco.

Sono colori caldi, come i boschi che vediamo dipingersi di sfumature rosse, 

sono avvolgenti, come un morbido maglione cascante, 

sono accoglienti, come un divano in cui sprofondare in un sabato pomeriggio piovoso.

SUPERFICI TATTILI

Per creare una casa dall’atmosfera autunnale basarsi sulla palette colori non basta, credo che la sensazione passi anche dal profumo e dal tatto.

E, infatti, ho ricreato una materialboard con alcune superfici tattili, come il legno inciso, tappeti con effetto 3D, piastrelle scure, ma decorate con accenti di colore come fossero foglie autunnali. E poi tornano tessuti caldi e naturali e il decoro foliage nella carta da parati.

…E UNA LUCE CALDA

Hai mai provato ad accendere una candela in casa e a vedere come cambia la luce? Alcune lampade possono creare un effetto simile, l’importante è che non abbiano una luce forte e diretta, come un faretto.

ECCO IL MIO KIT AUTUNNALE

Ecco un piccolo kit per trasformare un angolo di casa con un mood autunnale. Ti serve solo un angolo da modificare con qualche accessorio:

  • Una poltrona: in questo caso l’ho scelta classica e in velluto, proprio per la sensazione tattile 
  • Una luce: l’ho scelta perché modulabile in intensità e direzione
  • Un tavolino: in legno
  • Una coperta: in lana con decori geometrici
  • Qualche decorazione autunnale: io ho scelto le ghirlande, una scultura a forma di zucca e una candela

In una casa calda che si rispetti, il profumo di cannella mentre fuori piove è una delle cose più rilassanti, ecco perchè con francesca abbiamo scelto questa ricetta.

E ora vi basta una delle letture consigliate da Elena, una bella tazza di thé per accompagnare il dolce di Francesca e sarete  pronti ad assaporare le vostre giornate autunnali in casa!

Il fiore della settimana: il crisantemo

Per questa settimana ho scelto un fiore il cui significato è  l’affetto familiare.

Fiore di origine orientale, i giapponesi ne hanno fatto l’emblema del proprio imperatore.

In agosto i boccioli cominciano ad apparire in gran numero a indicare che la stagione è al suo culmine e che il lavoro dell’estate è stato portato a compimento. L’essenza del fiore si rivela nello stesso modo in cui la verità è molto spesso svelata: dapprima nascosta, viene infine alla luce.

La bellezza della nebbia

“Il risveglio di una città, con la nebbia o in un altro modo, è sempre un fatto che mi intenerisce più del sorgere dell’aurora sui campi. Rinascono molte più cose, ci si può attendere molto di più.”

Fernando Pessoa

Da brava milanese io adoro la nebbia.

Ormai “el nebiun” di quando ero piccola non si vede quasi più. Mi ricordo che mio papà aveva una stanzetta con un letto dietro l’ufficio per potersi fermare a dormire quelle sere in cui la nebbia della Brianza era tanto fitta che davvero non permetteva di vedere un palmo dal naso!

Quando mi sveglio la mattina e apro le serrande, spero sempre di vederne un po’ fuori dalle finestre. Non so perché, forse mi fa tornare bambina, ma quando la vedo è come se tutto attorno a me si distendesse, è come se la fretta fosse vietata con la nebbia e per questo gli impegni della giornata acquistano un altro sapore.

Che poi nebbia non vuol dire per forza mancanza di sole, ci si sveglia con la bella nebbia bassa che dilata il tempo di prima mattina e poi il sole pallido fa capolino in tarda mattinata, per ricordarti che è giusto dilatare i tempi, ma nulla si ferma mai davvero.

“Nei giorni di nebbia puoi smettere per un attimo di guardare, puoi respirare, ed ascoltare… chiudi gli occhi e concentrati sulle tue sensazioni, perchè anche un giorno di nebbia non è per caso.”

Stephen Littleword

Certo, guardare la nebbia dal divano di casa in tutta tranquillità è tutta un’altra storia che guardarla dal finestrino della propria auto mentre si va al lavoro. Ma trovo che ci sia del romanticismo anche in quella situazione: il rumore dei clacson e del traffico sembra quasi attutito. Non puoi correre, devi rallentare per essere sicuro di vedere tutto, e il mondo attorno non ti distrae da ciò che ti sta più vicino.

“Fa paura la nebbia, impedisce di vedere ciò che ci circonda

Chiara Bacocci

Un designer, forse IL primo vero designer milanese è riuscito a trasformare il traffico milanese nella nebbia, in un bellissimo librino, sto parlando di Bruno Munari e del suo libro per bambini (ma non solo) “Nella nebbia di Milano” edito da Corraini.

Insomma come al solito dipende tutto da come si guardano le cose e, mi rendo conto, dipende anche da come sei stato cresciuto. Un’infanzia in un paesino alle porte di Milano con dei genitori milanesi per la quale la nebbia era un qualcosa di ovvio, naturale e a tratti quasi romantico  ha fatto si che crescendo io abbia sempre guardato alla nebbia con quello spirito. 

Certo, ogni tanto non semplifica le cose, quanti viaggi in macchina a guardare la riga sulla strada in basso a destra senza vedere più in la dei propri fari. Quante volte mi trasformo in Mafalda perché i miei capelli appena uscita di casa si gonfiano irrimediabilmente per l’umido.

Ma quante mattine svegliandomi e aprendo la finestra ho sentito il mio stomaco distendersi alla vista della nebbia che mi invitava a rallentare.

Potrei andare avanti a coccolarmi parlandovi della nebbia ma forse è il caso che io la chiuda qui, il mio animo sognatore se  divaga troppo poi stufa. Vi lascio con un’ultima citazione prima della ricetta di Francesca:

“Anche la nebbia ha il suo fascino.
Offusca la mente e predispone ai sogni.”

Monica Mollica Nardo

La ricetta pensata per scaldare le giornate nebbiose ha come ingrediente principale il cavolfiore: eccola qui

Il fiore scelto: L’anemone

La nebbia appare come conforto del solitario.

Essa colma l’abisso che lo circonda.”

Walter Benjamin

L’anemone è un fiore di origine orientale: i ricoprono colline e declivi.

Il nome deriva dal greco Anemos, che significa vento, i delicati fiori sembrano aprirsi sotto una brezza leggera, ma hanno la vita breve come un alito di vento.

Per questo motivo, nel linguaggio dei fiori, l’anemone ha il significato di abbandono, amore fugace, desolazione.

La fine dell’autunno

In autunno tutto ci ricorda il crepuscolo e tuttavia, mi sembra la stagione più bella; volesse il cielo allora, quando io vivrò il mio crepuscolo, che ci fosse qualcuno che mi ami come io ho amato l’autunno.”

Il freddo, quello che fa pizzicare il naso, è arrivato, la nebbia si fa più fitta e pungente, dai monti arriva il profumo di neve, sembra che l’inverno sia ormai arrivato, ma in realtà è l’autunno che volge al termine.

Alla sua fine manca ancora un mese in realtà, ma nessuno ha il tempo di accorgersene perché siamo tutti distratti dal Natale, che con le sue luci, e le sue emozioni, entra a gamba tesa e ruba il palcoscenico ad una stagione che muore.

Forse è meglio così, abbiamo goduto della sua bellezza e adesso non ne vediamo la fine ma godiamo della gioia dell’attesa del Natale.

Di solito per me la fine dell’autunno è segnata da una domenica speciale, la domenica in cui faccio l’albero di Natale insieme a tutte le persone che amo. Una domenica passata a cucinare bere, festeggiare e addobbare.

Insomma una domenica di festa.

Quest’ultima parte in realtà vuole essere fatta di ringraziamenti a tutte le persone che hanno reso possibile questo articolo (e newsletter) dedicate all’autunno: a voi in primis per aver letto tutti questi miei vaneggiamenti fino in fondo, a Francesca che mi ha prestato le sue ricette per creare dei racconti che coinvolgessero tutti i sensi; a Elena, che ha scelto dei libri per noi per accompagnarci nelle settimane autunnali.

Spero che abbiate passato dei bei minuti leggendo questo articolo.

 Vi lascio con l’unica ricetta presa dal mio libro personale che è la ricetta che faccio ogni anno in occasione della domenica dell’albero di Natale.

Mi dispiace, non sarò precisa con le quantità, è una ricetta che faccio da anni e vado sempre ad occhio, proverò ad essere il più chiara possibile Honey Baked Ham

Preparazione 15 minuti

 Cottura 1,30 minuti

 Tempo totale 1 ora 45 minuti

Ingredienti

1 pezzo di prosciutto cotto di Praga(Affumicato) 2/3 kg

300 gr di miele

300 gr zucchero di canna

cannella

chiodi di garofano

Procedimento

  • Accendete il forno a180°C.
  • in un pentolino mettete il miele e lo zucchero un pizzico di cannella e due chiodi di garofano di canna e fate sciogliere
  • incidete il prosciutto a rombi.
  • impanate il prosciutto nello zucchero di canna che non avete fatto sciogliere
  • infornate il prosciutto in una doppia teglia di stagnola (ve lo consiglio perché se lo zucchero poi finisce sulla teglia vera non lo pulite più) il prosciutto dovrà cuocere un’oretta.
  • Qui inizia la parte importante_
    • dopo i primi 10 minuti aprite il forno e bagnate il prosciutto con metà del miele e dello zucchero sciolti.
    • dopo altri 10 minuti versate il resto del miele.
    • ogni 10 minuti aprite e continuate a bagnare il prosciutto con il fondo di cottura che si viene a creare. più lo bagnate e lo coccolate e più il prosciutto sarà buono
  • dopo un’ora la cucina profumerà di Natale e si sarà creata una bella crosticina, sfornate.e lasciatelo raffreddare qualche minuto prima di tagliarlo a fette.
  • buon appetito

Il prosciutto avanzato (se avanza) è buono freddo da mangiare in un panino con la senape e l’insalata.

spero di aver spiegato decentemente anche se velocemente la cottura del prosciutto di Natale.

Consigli di letture autunnali

Ho deciso di riunire tutti i consigli di lettura di Elena Panciera in una sola sezione, scegliete il libro che preferite per immergervi al meglio nella stagione.

Harry Potter: Ogni romanzo di J.K. Rowling inizia con l’inizio dell’anno scolastico, quindi quale momento migliore per iniziare a immergersi (o reimmergersi) nel magico mondo del maghetto più famoso del mondo? Inoltre, il fatto di sapere che ci sono ben sette libri da leggere può confortare i lettori che soffrono della “sindrome da libro finito”. Per compiere l’impresa ci vorrà un bel po’ di tempo. Preparate le coperte.

Le stagioni di Giacomo: Mario Rigoni Stern ci accompagna nella sua montagna, sull’Altopiano di Asiago, raccontandoci una storia breve ma intensa ambientata tra le due Guerre, probabilmente in parte autobiografica, con stile asciutto e solenne allo stesso tempo. Giacomo fa un mestiere pericoloso, per sopravvivere, e nella solitudine impara a conoscere e a rispettare la montagna. 

Persuasione di Jane Austen: Annie ha ormai ventisette anni: praticamente una vecchia zitella. Anni prima ha rinunciato all’uomo che amava, ricambiata, per non deludere la sua famiglia. Ma ora è sola, nella campagna inglese, circondata da parenti e amici vuoti e ambiziosi. Riuscirà a essere finalmente felice?

Il segreto del bosco vecchio: Sono molto legata a Dino Buzzati, che è bellunese come me. Ecco perché vi consiglio questa favola ambientalista ante litteram (è stata pubblicata nel 1935). Il malvagio colonnello Sebastiano Procolo vuole abbattere il Bosco Vecchio, perché improduttivo. Suo nipote, il giovane Benvenuto, lo difende come può, aiutato dai geni e dagli animali della foresta. Ma il colonnello si allea con il potente vento Matteo: chi vincerà?

L’ombra del vento: Carlos Luis Zafón ci accompagna in una Barcellona decandente, misteriosa e piovosa, durante la guerra civile e il franchismo. Un ragazzino, un libro misterioso, un inquietante persecutore sono gli elementi di questo thriller da cui sarà letteralmente impossibile staccarsi. 

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città: Questa raccolta di racconti di Italo Calvino non contiene solamente racconti dedicati all’autunno, ma l’ingenuo Marcovaldo vi conquisterà con le sue buffe e poetiche avventure cittadine in ogni stagione dell’anno. E vi verrà una voglia matta di scappare nella natura.

Cime tempestose: Ambientato in un autunno perenne, drammatico eppure meraviglioso, il capolavoro di Emily Brontë è perfetto da leggere sul divano, al caldo. Per contrasto, apprezzerete ancora di più ciò che avete. E vi struggerete per la storia d’amore senza confini tra Catherine e Heathcliff.

Piccole donne (e Piccole donne crescono, Piccoli uomini, I ragazzi di Jo): Quando penso a Jo, Amy, Meg e Beth le vedo come appaiono all’inizio del primo libro di Louise May Alcott: strette attorno alla madre, a leggere una lettera che arriva dal fronte della guerra di Secessione. è una missiva del padre delle quattro ragazze, che non riesce a trascorrere il Natale con loro. Un libro che ci ricorda quanto è importante la famiglia, quella che ci è capitata o quella che ci siamo scelti.