Voltiamo pagina e con febbraio inizia l’ultimo capitolo dell’inverno. 

Il mese che di solito viene associato al Carnevale quest’anno viene spogliato dei suoi coriandoli e lasciato nella sua semplice bellezza a mostrarci quanto il risveglio della natura in pieno inverno sia potente e bellissimo. Non ci saranno coriandoli a distrarci dai boccioli che si iniziano a gonfiare sui rami spogli, non ci saranno maschere buffe e scherzi di carnevale a togliere il profumo di primavera nell’aria.

Illustrazione dedicata a Santa Brigida e ad Imbolc

Come sempre febbraio si apre con un tripudio di festività, usanze e detti popolari dedicati alla natura, alla luce che riempie sempre di più le nostre giornate e alla durata dell’inverno. La notte tra la prima e la seconda pagina di questo capitolo si celebra Imbolc, festività pagana celtica dedicata a una natura che si risveglia silenziosamente e segretamente. Una notte dedicata a onorare la luce che ricomincia a farsi notare nelle sere di metà inverno e che ritorna a far parte delle nostre vite. Questa festività pagana è stata accolta nel calendario cristiano come Candelora, giornata durante la quale si benedicono le candele. 

una candela bianca per festeggiare imbolc

Ma il due di febbraio è una data interessante anche per altri motivi: in Italia si chiama “giorno dell’orso”, negli Stati Uniti “giorno della marmotta”. Due animali diversi che però hanno lo stesso importante compito: farci capire per quanto tempo ancora durerà l’inverno. Ci sono molti detti popolari al riguardo, anche decisamente controintuitivi, tra cui questo della Valchiavenna: “Se l’ouers fai secha soun ni, per caranto giouern a sort papì”, cioè: “Se l’orso fa asciugare il suo giaciglio (cioè è bel tempo), per quaranta giorni non uscirà più (perché sarà ancora inverno)”.

Questo però non è l’unico detto:

Se p’a Cannelore ne chòve ‘u virne se ne more” (Se nella Candelora non piove, l’inverno muore.)

A Cannelore, a vernate esce fore. Respunnija a vecchija arraggiate: nun è sciuta a vernate se nun arrive ‘a ‘Nnunziate, e se vuje esse chiù secure, quanne calane i meteture” (Alla Candelora dall’inverno si esce fuori. Rispose la vecchia arrabbiata: non si è usciti dall’inverno se non arriva l’Annunziata (25 marzo) e se vuoi essere più sicuro, quando calano i mietitori.)

Nel Canavese: “Se la candeila a fa cer, n’aut inver” (Se la candela rischiara, (ci sarà) un altro inverno)

In Umbria: “A la Madonna Candelora de l’inverno  semo fora, ma se piove e tira vento, de l’inverno semo dentro” (Quando c’è la Madonna Candelora siamo usciti dall’inverno, ma se piove e tira vento allora è ancora inverno)

In veneto: “Col dì de’a Candeòra de l’inverno semo fora; ma se piove o tira vento, de l’inverno semo ancora ‘rento.” (Col giorno della Candelora dall’inverno siamo fuori; ma se piove o c’è vento, siamo ancora dentro l’inverno.)

In Toscana: “Per la Candelora, se piove o se grandina, siamo usciti dall’inverno; ma se c’è il sole più o meno sereno, siamo ancora in mezzo all’inverno” (Se il giorno della candelora piove e grandina siamo usciti dall’inverno, se fa bello e sereno siamo ancora in inverno)

narcisi che bucano il terreno invernale e ci mostrano il risveglio della natura

In altre parole, che sia bello o brutto il due febbraio, fino al ventuno marzo l’inverno è comunque destinato a durare. Chissà se questi detti sono ancora validi nel 2022, con il surriscaldamento globale.

Febbraio è così, una fiaba invernale che profuma di primavera. Potrebbe nevicare così come potrebbero già vedersi i mandorli in fiore. 

In tutto questo, mentre la terra si risveglia sotto i nostri piedi, anche noi dovremmo prendere, ancora una volta, ispirazione dalla natura e concentrarci su ciò che si risveglia dentro di noi.

Dopo un gennaio passato a prendermi cura (forzatamente) della mia casa interiore ed esteriore, ora con la luce ventosa di questi primi giorni di febbraio sento germogliare in me nuove idee e nuovi mondi da creare e raccontare.

L’immagine che ho creato sui social media non mi basta più e voglio dare spazio anche a tutto ciò che non mostro e di cui invece adoro occuparmi.

Il mio febbraio lo dedico a questo: a nuovi capitoli della mia vita che sento germogliare nel profondo di un terreno assopito e di cui mi prenderò cura perché sboccino in tutta la loro bellezza nella prossima primavera.

E voi sentite qualcosa smuoversi?